Un cabarettista al Famedio

Redazione • 2 novembre 2021

Non capita tutti i giorni che un cabarettista sia ammesso nell’olimpo dei cittadini illustri di una metropoli. È successo oggi sotto la Madonnina a Roberto Brivio.

Roberto Brivio, autore, attore, cantante, organizzatore culturale, grande protagonista della scena milanese del secondo dopoguerra e, last but not least, uno dei mitici Gufi, ci ha lasciati tristemente privi del suo inesauribile umorismo il 22 gennaio del 2021 e oggi ha ottenuto la sua ultima, meritata dimora nel Famedio di Milano, l’ala del Monumentale riservata ai figli del grand Milàn che hanno dato lustro al capoluogo lombardo. Lustro che ha sempre convissuto felicemente con lo sberleffo, con la graffiante ironia macabra che Brivio ha espresso in una favolosa serie di canzoni, create insieme al suo co-autore di fiducia, Ario Albertarelli, con la complicità scenica degli altri Gufi: Nanni Svampa, Lino Patruno e Gianni Magni, fin dai lontani anni ’60.

Brivio era anzi il più nostalgico di quella grande stagione del cabaret meneghino vissuta con i compagni “pennuti”: fosse stato per lui i Gufi esisterebbero ancora, o forse ci sarebbe una compagine formata dai nipoti dei membri originari, “I Gufetti”, di cui Roberto parla con Svampa nel documentario “Nanni ‘70” di Simone Del Vecchio.

Il suo contributo al documentario – sempre geniale e sorprendente – è di qualche anno fa, mentre una delle ultime memorie che Brivio ci ha lasciato è l’intervista esclusiva rilasciata a Michele Sancisi per il libro “Il mondo di Nanni Svampa – vita, morte e miracoli di un cantastorie”, biografia del compagno “gufico” che uscirà in tutte le librerie nei primi mesi del 2022 per Sagoma Editore.

I due amici si sono ritrovati questa sera sotto i portici del Famedio, dove Svampa già riposava, e continueranno a farsi delle belle risate e cantate, mentre noi li aspettiamo in libreria tra un paio di mesi.

Autore: Carlo Amatetti 18 settembre 2025
Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
Una raccolta per celebrare una delle voci più corrosive dell’umorismo italiano.
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
La cancellazione del programma di Stephen Colbert arriva mentre negli Stati Uniti cresce la pressione politica sui media: proprio adesso si spegne una delle voci più graffianti di dissenso e comicità.