USA, satira sotto attacco (e sta perdendo... per ora)

Carlo Amatetti • 18 settembre 2025

Jimmy Kimmel, la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC. La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi.

La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira.

“Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico

Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni.

Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa, far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito.

Chiudere le bocche: la satira come minaccia

Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare.

La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel, il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni. Non è una differenza di poco conto.


Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no.

Sarah Silverman


Gli host satirici che tremano (ma resistono)

Di fronte a questo tsunami, chi resta in piedi nella late night americana, chi rischia, chi potrebbe essere il prossimo? Ecco un elenco:

  • Jimmy Fallon: forse il nome più prossimo alla “finestra di fuoco”. NBC sta cominciando a mettere i sacchi di sabbia alle finestre.
  • Seth Meyers: le sue analisi pungenti potrebbero diventare un bersaglio inevitabile.
  • John Oliver: oltreoceano, ma ascoltato; non gli mancano nemici politici potenti, oggi più che mai molto amici di Trump.
  • Bill Maher: irriverente da sempre, senza rete comoda da parte della TV mainstream.
  • Il Daily Show di Jon Stewart e compagnia: Comedy Central sente già il fiato sul collo....

Quale reazione civile rimane?

Se Nixon cadde anche grazie alle registrazioni, alle prove, all’indignazione popolare e stampa libera, oggi quell’indignazione è dispersa tra social, commentatori, influencer. Il potere ha però sperimentato che qualche minaccia legale e il nerbo anche delle principali emittenti televisive si sbriciola.  Anche la TV americana mainstream è destinata alla desertificazione satirica sperimentata in Italia? Nel dubbio, negli USA ha già iniziato a migrare: podcast, streaming, YouTube, social, performance live. L’attacco alla satira televisiva non significa la sua morte — significa che la satira dovrà diventare nomade, meno visibile ma forse ancora più feroce.

Il ridicolo finale: Trump contro la battuta

Alla fine, la vera sconfitta per Trump non sarà giudiziaria, non sarà legale. Sarà ridicola. Perché la risata è l’ultima barricata della verità. Nixon cadde anche perché non riuscì a gestire la vergogna che lo circondava. Trump sta provando a estirpare quella vergogna, a sostituire la satira con il silenzio.

Ma la storia insegna: non puoi mettere al bando la risata. Puoi spegnere un programma, sospendere un host, minacciare stazioni televisive. Ma ogni ricatto, ogni sospensione, ogni silenzio imposto, accende un’altra miccia. E per ogni comico zittito, ce ne sarà uno che ride, che critica, che scrive, che canta, che fa uno sketch corrosivo in un piccolo locale a New York, a Washington, nello Utah, in Illinois,.....


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