Il ritorno di Mel Brooks (anche in libreria)

Redazione • 22 agosto 2016

In attesa del suo grande ritorno al Radio City Music Hall, Mel Brooks ha regalato qualche ricordo in esclusiva sul making di Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco… mentre un libro fotografico raccoglierà i suoi ricordi su Frankenstein Junior, e Sagoma li pubblicherà in contemporanea con gli USA.

Un libro fotografico atteso da sempre… in libreria dal 3 novembre in contemporanea con gli USA.

“Mel Brooks, back in the saddle again!” è l’appuntamento imperdibile per tutti coloro che bazzicheranno New York il 1° settembre. Il Radio City Musica Hall, infatti, organizza un incontro con il grande regista e una proiezione del mitico Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco.

Mel Brooks a questo riguardo ha recentemente rilasciato al cronista di Newsday Daniel Bubbeo un’intervista in cui ha riportato alcuni divertenti retroscena sul film, molti dei quali riportati anche nelle prime pagine dell’attesissimo  “Frankenstein Junior: memorie dal set e altre quisquilie” , un libro   fotografico che uscirà questo autunno in contemporanea in USA e Italia ( Sagoma Editore , in uscita il 3 novembre ).

Mel Brooks sul set assieme a Cleavon Little sul set di Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco (1974).

“Uno dei papaveri in giacca e cravatta mi ha gettato un blocco e una penna e mi ha detto ‘prendi due appunti: niente scoregge, non si malmena alcuna vecchietta né alcun cavallo…’ Ha finito per farmi prendere nota per 26 cose da non mettere, mettendomi sull’avviso che se le avessi messe, avrei avuto un film di tredici minuti” – così ha esordito Mel Brooks ricordando quei gloriosi giorni – Il produttore John Calley era lì con me e quando buttai il blocco nell’immondizia mi disse ‘Ottimo modo per archiviarlo. Comunque: quando farà il suo primo milione, lo adoreranno.’ Ma soprattutto avevo per contratto il diritto al final cut, per cui…”

Una chicca è quella del tentativo di coinvolgere nel progetto nientemeno che John Wayne: “John Wayne aveva visto The Producers e lo aveva amato, e così gli diedi una copia di Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco e gli dissi ‘Se hai amato The Producers, magari ti piacerà anche questo’. Il giorno dopo tornò e mi disse ‘Sei pazzo? Non posso fare film osceni. Siete fuori di testa? I miei fan non faranno la fila per vedermi in un film del genere… ma sarò in prima fila per vederlo’ “.

Cleavon Little sul set. Forse non si fida…

Mel Brooks si è sbilanciato anche sui suoi progetti futuri : “Un nuovo film? Se buttassero giù la mia porta portandomi tanti di quei dollari che, ammonticchiandoli, potrei arrampicarmici, potrei dire anche di sì! Scherzi a parte, è sempre una questione di soggetto: lo fai se questo ti rende felice e pazzo e non vedi l’ora di esserci coinvolto, e vorresti occupartene ogni giorno con le giuste persone. Non credo che farò un nuovo film a meno che non sia una mia scelta e non ci sia qualcuno così pazzo da farmelo fare. L’unica vera idea che ho è di portare Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco a Broadway : il progetto si sta scrivendo praticamente da solo e tre o quattro canzoni sono già pronte… e ovviamente avrà un gusto esecrabile ”.

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Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
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