John Belushi, singolo inedito dopo 34 anni

Carlo Amatetti • 14 settembre 2015

Ritrovato il singolo inciso con i Fear per la colonna sonora de I Vicini di Casa. Era il 1981. Nemmeno un anno dopo, la morte della star.

Galeotto fu il documentario di Penelope Spheeris ( Fusi di testa , 1992) The Decline of Western Civilization (1981) sulla scena punk rock di Los Angeles. John Belushi , guardandolo, assistette alla scena in cui la band rivolgeva pesanti epiteti sessisti e omofobici al pubblico rischiando di venire linciato. Fu amore a prima vista. La sensibilità punk di Belushi ebbe il sopravvento e subito cercò di coinvolgere la band nella realizzazione della colonna sonora di quello che sarebbe stato il suo ultimo film, I Vicini di Casa . Belushi morì infatti di overdose nel 1982.

John Belushi entrò con l’amico Lee Ving nei Cherokee Studios di Los Angeles per incidere un brano che, nelle intenzioni, Ving aveva scritto per lui. Ma, come ha raccontato Ving a Rolling Stone USA , Belushi all’inizio non voleva cantare: “Ero piuttosto rigido sul fatto di essere corretti e onesti e non volevo cantare un testo che avevo scritto per un altro e che era basato su un film che non mi riguardava direttamente. Il testo non era abbastanza autentico perché lo cantassi io. Litigammo un po’, ma alla fine John disse: “Ok, ok, canterò”».

I Fear in una loro classica performance, pogatori inclusi. Lee Ving racconta come distrussero il set del Saturday Night Live.

Risultato? Un netto rifiuto da parte della produzione di far entrare il brano nella colonna sonora del film . La bobina finì in un cassetto e Ving l’ha recuperata da poco, grazie all’aiuto e alla collaborazione della vedova di Belushi, Judy Pisano . Il brano verrà pubblicato a ottobre in occasione del trentesimo anniversario dell’uscita di More Beer , l’album di debutto dei Fear. Usciranno due versioni: sul lato A del singolo quella con Belushi alla voce, sul lato B con Ving alla voce e Belushi ai cori. Uscirà sia in formato digitale che su vinile in edizione speciale.

L’ultima apparizione di John Belushi al Saturday Night Live, 31 ottobre 1981

A titolo di risarcimento Belushi volle far apparire la band al Saturday Night Live , all’epoca trascinato da Eddie Murphy . La band doveva venire accompagnata da un gruppo di pogatori che comprendeva lo stesso Belushi , Ian MacKaye di Minor Threat (e più tardi Fugazi ), Tesco Vee dei The Meatmen , Harley Flanagan e John Joseph dei Cro-Mags , e John Brannon dei Negative Approach . Il regista dello show, capendo l’antifona, si oppose alla presenza dei “ballerini”, ma Belushi si offrì di apparire nello show e ogni resistenza cedette. Fu l’ultima apparizione di Belushi nello show, e fu letteralmente un’apparizione, muta, dopo la vomitata liberatoria con cui Eddie apriva lo show.

In compenso l’apparizione dei Fear fu epocale. Iniziarono il secondo pezzo della loro performance con un “È grande essere qui nel New Jersey”, scatenando i fischi del pubblico dal vivo, chiaramente newyorchese. La band suonò “I Don’t Care About You”, “Beef Bologna”, “New York’s Alright If You Like Saxophones”, e cominciò a suonare “Let’s Have a War” quando la performance venne sfumata per lanciare la pubblicità. A quel punto i pogatori si scatenarono, distruggendo videocamere, un pianoforte e altro per danni di quasi mezzo milione di dollari.

 

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Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
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