La (brutta) battuta su Carol Maltesi mette nei guai Pietro Diomede

Carlo Amatetti • 30 marzo 2022

Nella satira vige un principio canonizzato a suo tempo da Lenny Bruce: "la satira è tragedia più tempo". Ecco perché fare battute su un omicidio così recente come quello di Carol Maltesi è sempre molto rischioso. Ne sa qualcosa Pietro Diomede cui Zelig ha cancellato lo show. Ma la censura è davvero la strada?

Mentre eravamo tutti lì ancora a soppesare il pugno di Will Smith e le doti di incassatore di Chris Rock, ecco che il tema dei limiti della satira (segnaliamo al riguardo il bel libro di Sergio Spaccavento, Che cazzo ridi?, sempre di estrema attualità) risalta fuori stavolta su un fronte domestico.


Dallo shitstorm alla chiusura del suo spettacolo: Zelig censura Diomede

Noto al pubblico televisivo per sue diverse comparsate in molti show televisivi, il comedian Pietro Diomede è stato al centro del più classico social shitstorm per una battuta su twitter sul recente omicidio di Carol Maltesi. Una battuta che è finita subito nell'occhio del ciclone, e che, sommata alle altre che si ritrovano sempre sul suo profilo, sempre di stretta attualità - dal presunto avvelenamento di Abramovic alla malattia di cui soffre Bebe Vio, dalla recente vicenda di Will Smith fino alle sorelle Williams - hanno addirittura portato il famoso locale milanese Zelig a far chiudere i battenti al suo show.

La battuta di Pietro Diomede su Carol Maltesi

Pietro Diomede fa la battuta sbagliata o una brutta battuta? 

Può un comico vedersi chiudere anzitempo uno spettacolo per una battuta? Il tema è dibattuto periodicamente e tocca sempre la sensibilità dei più. Per rispondere a questa domanda, torniamo alla regola aurea di Lenny: "la satira è tragedia più tempo". Ma c'è, a parere di chi vi scrive, un sottocorollario. Bruce non diceva che occorre aspettare del tempo per fare una battuta su un fatto di cronaca, ma, più sottilmente, che, più la battuta è su un fatto recente, più deve essere... buona! La battuta di Diomede è oggettivamente di pessimo gusto, perché di pessima fattura. Mi vengono in mente almeno trenta nomi di comedian di qualsiasi nazionalità che non si sarebbero trattenuti dal fare una battuta anche su questa triste vicenda. Ma il famoso tempo "di attesa" non è tanto quello che serve per far raffreddare la sensibilità dell'opinione pubblica, quanto quello che serve probabilmente a elaborare una grande battuta, capace di disinnescare la polemica. Che i due tempi coincidano, è, va da sé, una... coincidenza.


Siamo tutti Charlie Hebdo quando ce pare

Luther Conant affermava che "se la strada fa una biforcazione, seguila!". Ecco, questo è il percorso folle del comico satirico. Un percorso impervio, imprevedibile, verso un'unica meta: la risata. È quando questa non arriva che il pubblico salta sulla sedia e si indigna: se il divertimento non riesce a scalzare lo smarrimento, quest'ultimo si trasforma in rabbia. E usare la pornografia come chiave di volta della battuta, più che sconveniente, è molto noioso, parafrasando Noel Coward

Le battute di Pietro Diomede

Zelig, tempio del... consenso?

Se un teatro qualsiasi avesse censurato il "perfido" Diomede, passi. Ma che lo abbia fatto Zelig, lascia sinceramente intristiti. Per carità, Zelig non è l'erede del Derby, ha un pubblico diverso, famigliare e borghese, come diversa è la società attuale rispetto a quella degli anni Settanta. Ma, come ultimo brand storicamente legato alla comicità, dovrebbe ergersi a difenderne la sua più intima natura, non mettersi alla testa della folla coi forconi. Per carità, Diomede non ha visto cancellarsi un "suo" spettacolo, ma semplicemente l'accesso a un open mic. Stiamo parlando ancora di un "aspirante" comico. Ma un famoso detto recita "la censura è come l'appendice: inutile quando inerte, pericolosa quando attiva": ecco, lasciamo allora la censura al solo che è titolato a esercitarla, il pubblico. 

Zelig censura Pietro Diomede
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Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
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