Oscar 2022: la scazzottata in diretta... per l'Ucraina

28 marzo 2022

A Will Smith evidentemente non bastava far parte solo cinematograficamente di una Famiglia Vincente. Voleva esserlo anche sul ring... ehm, sul palco. Proprio nell'anno in cui il buon Will aveva convinto tutti con il suo lavoro, vincendo l'Oscar, sarà invece ricordato per aver fatto il bullo menando Chris Rock.

Sean Penn aveva chiesto un'edizione pacifista per gli Oscar 2022...

Doveva essere la cerimonia contro la guerra in Ucraina con Zelensky che, dietro pressioni di Sean Penn, avrebbe dovuto intervenire in diretta. Mentre invece Penn è andato a bruciare le sue statuette, la cerimonia pacifista si è trasformata sul palco in un ring. Chris Rock, infatti, è stato raggiunto sul palco da Will Smith che lo ha colpito in faccia per una battuta sulla testa rasata della moglie Jada Pinkett-Smith, chiedendole se si stesse preparando a girare un sequel di "Soldato Jane". 


Brutta battuta di Chris Rock, pessima reazione di Will Smith

Come noto la Smith è affetta da alopecia e Will non ha gradito. La serata, in un avvitamento di assurdità, ha visto poi Will Smith vincere l’Oscar come migliore attore protagonista. E infine sono giunte le sue scuse: “In questo settore, devi essere in grado di sopportare persone che ti mancano di rispetto e devi sorridere e fingere che vada bene. Denzel qualche minuto fa mi ha detto: ‘Nel tuo momento più alto, stai attento, è il Diavolo che ti tira la manica'. Voglio chiedere scusa agli Academy, voglio chiedere scusa a tutti i colleghi nominati. Questo è un momento bellissimo e non sto piangendo per aver vinto un premio. L'amore ti fa fare cose folli”.


Tutto questo fa nuovamente emergere un tema, quello dei limiti della satira (ce ne devono essere?) che Sergio Spaccavento ha affrontato nel suo “Che cazzo ridi?” (Cercalo su libridivertenti.it, link in bio). 


L’unica cosa certa è che l’Ucraina a Los Angeles non sanno neppure dove sia.


Will Smith picchia Chris Rock agli Oscar 2022
Autore: Carlo Amatetti 18 settembre 2025
Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
Una raccolta per celebrare una delle voci più corrosive dell’umorismo italiano.
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
La cancellazione del programma di Stephen Colbert arriva mentre negli Stati Uniti cresce la pressione politica sui media: proprio adesso si spegne una delle voci più graffianti di dissenso e comicità.