Sta su de doss! 4 cose che non sai su Guido Nicheli

Sandro Paté • 30 marzo 2022

Guido Nicheli, il Dogui, della commedia italiana morto nel 2007… taaac: è vivo e non solo grazie al milanese imbruttito. Ma anche grazie a un caso editoriale: l'unico libro che cresce al crescere dei suoi lettori.

Guido Nicheli è morto. Viva il Dogui!

Guido Nicheli alias il Dogui, ma anche Doghi e persino Doghey com’era scritto sul tapiro d’oro che aveva in casa, tenuto di fianco a una foto gigante con Virna Lisi, è morto un sacco di tempo fa. Durante un dimenticabilissimo Milan-Roma di fine ottobre 2007 conclusosi con un tristissimo 0-1. Quel giorno c’era brutto tempo in gran parte d’Italia. Chi conosce quella vecchia frase di Cesare Pavese? “Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli”. È vera solo in parte perché il principe dei caratteristi del cinema italiano lanciato dalla famiglia Vanzina amava stare in compagnia. Ed è stato insieme ad amici finché ha potuto e fino all’ultimo attimo di vita. Forse non tutti sanno quanto di compagnia fosse il Dogui.

Uno sbarbato Guido Nicheli (da See you later again)

L’ultimo weekend di libidine del Dogui

Da quando è uscita la biografia che ho scritto sul Dogui, sono stato continuamente contattato (nei migliori dei casi) e avvicinato (nei peggiori) da una marea di personaggi, ciascuno con la sua storia sul Dogui, col Dogui, … Insomma, il materiale ben presto è diventato parecchio e una seconda edizione si imponeva. Per questa nuova edizione, siamo partiti proprio da dove si era interrotta la ricostruzione del suo ultimo weekend di libidine. “See you later” in ogni capitolo descriveva una di quelle gite lontane da casa che, tipicamente nel caso di Guido, iniziavano di giovedì e si prolungavano certamente fino a lunedì. A volte, anche oltre. Durante gli ultimi giorni di vita chi aveva incontrato Guido? Quanto nogra aveva in tasca? Da che progetto arrivavano i soldi?


Guido Nicheli sembrerebbe vivo

Una cosa imparata scrivendo biografie in maniera complicata, non seguendo un unico filo ma preferendo raccogliere tante testimonianze per costruire un racconto simile a un mosaico, è la grande voglia di dire la propria degli amici del personaggio al centro del libro. Guido Nicheli, scomparso da tanti anni, in effetti, spinge davvero tante persone ad andare a pescare nei cassetti della memoria aneddoti dimenticati.

 Per il mondo dei social network, gli appassionati di cinema e i fan imbruttiti è cosa buona e giusta ricordare Guido appena possibile. Attraverso la pagina facebook del libro, io e l’editore, di conseguenza, siamo stati contattati da tante persone che volevano aggiungere una parte alla biografia del 2017. Dal tizio che si è fatto un tatuaggio della copertina - il numero a essere sinceri poi è cresciuto - a quello che vorrebbe produrre un programma TV on the road sulle strade del cumenda, passando per quei ragazzi, anche giovanissimi, acerbi e ancora a digiuno degli episodi de I ragazzi della Terza C, che avendolo incontrato in qualche discoteca ne erano rimasti totalmente rapiti.

 Impossibile, dopo “See you later”, non proporre “See you later again” con qualcuno di questi nuovi geniali racconti arrivati da quella che potrei definire la tribù del Dogui. Per esempio…

La ciaffa in giro per il mondo

Impossibile non parlare in “See you later again” di un grande giro avventuroso in perfetto stile Nicheli. Ovvero, in auto, scegliendo mezzo di culto, non necessariamente il più comodo a disposizione, pochi bagagli e tanto tempo da spendere. “Voi non sapete viaggiare”, Guido lo diceva più o meno a tutti. Chissà cosa avrebbe detto dell’equipaggio di “Alboreto is nothing” ovvero Alessandro Guicciardi, Caterina Secchieri, Massimiliano Pezzo, Fabio Bernardinello ingegneri, tecnici specializzati, gente che sa. Ma al momento giusto anche viaggiatori in grado di portare una Subaru (Baracca?) da Modena fino in Asia passando da deserti, monti, città e mille e uno imprevisti. 14.000 Km ma giusto qualche giro di Rolex in più rispetto ai canonici due del Donatone interpretato da Guido Nicheli. Vedere la faccia di Guido a spasso per l’Asia fa un certo effetto.



Il mio nome è Dogui, Dylan Dogui

La Kalifano Edizioni, casa editrice fieramente indipendente creata da un collettivo di fumettari di provata creatività, GasProd, Koccobrillo, Kurtiell, Marck Girobili e Scampolo d’Assenza, ha lanciato sul mercato - si fa per dire loro il mercato ufficiale lo sabotano, lo detestano e lo depredano con fumetti pazzeschi! - un pastiche letterario che mescola la Bonelli alla Fenech, cinema di genere con la narrativa degenere, il fumetto e il diletto. E tanto cazzeggio con il Dogui al posto di Dylan Dog. Almeno il maggiolone è comune ai due mondi.

Gli occhiali del Dogui

Ray-Ban. Non si discute. Guido, come tanti altri oggetti da cui non si separava mai, ne aveva una cura maniacale. In “See you later again” viene svelato da che negozio per imbruttiti arrivavano, la mitica Ottica Bergomi e perché Guido aveva scelto proprio un modello a goccia per seguire il sole. “Vado a svernare in Brasile”, lo ripeteva quasi tutti gli anni. Come racconta il patron Agostino Bergomi, uno dei più grandi amici del Dogui, il sole bisogna seguirlo sempre. Porta bene e tira su il morale. E se ci aggiungi un whisky e la nuova edizione della biografia del Dogui sei davvero in pole position…


Autore: Carlo Amatetti 18 settembre 2025
Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
Una raccolta per celebrare una delle voci più corrosive dell’umorismo italiano.
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
La cancellazione del programma di Stephen Colbert arriva mentre negli Stati Uniti cresce la pressione politica sui media: proprio adesso si spegne una delle voci più graffianti di dissenso e comicità.