Hugh Hefner cosa andrà a insegnare agli angeli?

Redazione • 28 settembre 2017

Muore a 91 anni Hugh Hefner, fondatore nel 1953 della celeberrima rivista Playboy, fucina di comici (tra le altre cose…)

Playboy ha avuto un grandissimo successo durante gli Anni Sessanta e Settanta. Il successo fu tale da trasformare ben presto Hugh Hefner non solo in un milionario, ma nell’ uomo più invidiato al mondo (in particolare… dagli uomini). La rivista fu solo l’inizio: seguirono una linea di vestiti e gioielli, discoteche e casinò.

Hugh Hefner ha iniziato anche a interessarsi di cinema e spettacolo, tanto che la sua rivista andò sempre più a riempirsi di interviste non solo ai grandi nomi della società e della cultura, ma anche ad attori, registi e a moltissimi comici: Jim Carrey , George Carlin , Jon Stewart , Jerry Seinfeld , Bill Cosby , Chris Rock , solo per citarne alcuni. Comici che iniziarono anche a pubblicare loro pezzi su Playboy.

Non solo, ma Hefner entrò anche nella produzione televisiva con TV show come  Playboy Penthouse  e  Playboy After Dark  che aiutarono centinaia di comici a entrare nelle case di milioni di americani con i loro graffianti punti di vista sui temi più scottanti, dalla religione al sesso.

Amata e odiata, Playboy ha sempre suscitato critiche a causa del suo carattere irriverente, considerato da molte femministe il riflesso della mentalità libertina e maschilista del fondatore, che fu infatti vittima di innumerevoli attacchi e denunce .

In realtà il “Re di playboy” si è sempre definito un “ribelle attivista” . Partecipò a svariate manifestazioni sociali per i diritti delle minoranze, e definì la propria rivista parte integrante della rivoluzione sessuale. Nel corso di tutta la sua vita Hefner sostenne che liberazione sessuale e l’emancipazione della donna fossero semplicemente due facce della stessa medaglia e non idee in conflitto tra loro. Viene dunque a mancare una figura importante che negli ultimi decenni, con la sua comicità e irriverenza, cambiò radicalmente il modo di pensare la figura della donna.

Autore: Carlo Amatetti 18 settembre 2025
Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
Una raccolta per celebrare una delle voci più corrosive dell’umorismo italiano.
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
La cancellazione del programma di Stephen Colbert arriva mentre negli Stati Uniti cresce la pressione politica sui media: proprio adesso si spegne una delle voci più graffianti di dissenso e comicità.