Guerra e umorismo: sono davvero incompatibili?

Carlo Amatetti • 12 marzo 2022

La guerra in Ucraina ci sta talmente devastando, moralmente e materialmente, che davvero sembra impossibile che l’umorismo possa rialzare la testa in questo scenario. Eppure la storia ci ha già dimostrato come la voglia di ridere, spesso in forma assai dark, riesca a sopravvivere anche nei contesti più ostili, dalle trincee del fronte ai campi di concentramento. Una vera e propria arma di difesa e, a suo modo, di buonsenso in un tipico contesto in cui tutti sembrano averlo perso. Come ci dimostra un personaggio storico insospettabile, Abramo Lincoln.

In un momento storico in cui nell'occhio del ciclone di una guerra drammatica ritroviamo un capo di stato che è stato un comico professionista (di successo) come l'ucraino Volodymyr Zelensky, forse è per la prima volta un po' meno difficile credere che anche il 16° Presidente degli Stati Uniti fosse un tipo divertente: ma, in effetti,  Abramo Lincoln pare fosse davvero un vero burlone. Il suo stesso gabinetto, fatto di gente molto seria impegnata a districarsi in vicende drammatiche, spesso malcelava il fastidio per un humour considerato fuori luogo. Di certo i suoi generali non apprezzarono la sua famosa battuta “posso fare dei generali, ma i cavalli costano”.


Del resto non è un caso se gli anni Sessanta dell’Ottocento siano considerati l’apice del “black” humour, che proprio allora - forse cedendo alla sensibilità sul punto degli abolizionisti come Lincoln - si cominciò a chiamare “dark” humour.


Gran parte dell'umorismo di Lincoln proveniva da quello che alcuni chiamavano "un bizzarro desiderio di disinnescare le situazioni". Qualsiasi cosa andava bene per ridere e Lincoln amava ridere nonostante soffrisse di quella che era conosciuta come "malinconia". Una condizione che molti in quel periodo, inclusa sua moglie Mary, preferivano “curare” col laudano, una miscela di oppio e alcol (a volte anche con morfina e codeina) all’epoca molto popolare.


Clive James definiva il senso dell'umorismo come “il buon senso che balla”: si ha bisogno di buon senso e calma quando tutti quelli intorno a te stanno perdendo il loro. Forse Lincoln lo capì meglio di chiunque altro, e si comportò di conseguenza. 


Ecco le tre migliori battute di Abramo Lincoln:


  • A un uomo d'affari che gli chiedeva un lasciapassare attraverso le linee per raggiungere Richmond Lincoln rispose: “ho già inviato 250.000 uomini in quella direzione, ma nessuno è ancora arrivato".


  • Agli oppositori che lo accusavano di essere insincero replicò: “se avessi due facce, davvero credete che porterei in giro questa?”


  • Durante la conferenza di Hampton Roads, quando Lincoln si rifiutò di concludere qualsiasi accordo con persone ancora in armi contro il governo, R.M.T. Turner, un commissario confederato, dichiarò che tali accordi erano sanciti da precedenti che risalivano a Carlo I. "Tutto ciò che ricordo distintamente del caso di Carlo I", rispose Lincoln, "era che finì per perdere la testa". 


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Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
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