Nino Manfredi... e sono 101!

La redazione • 21 marzo 2022

Il 22 marzo di centouno anni fa nasceva Saturnino Manfredi, detto Nino. Uno dei più grandi artisti del Novecento, indubbiamente, che Sagoma ha raccontato in una imponente biografia scritta da Andrea Ciaffaroni, che ha recuperato materiale d’archivio, fotografie rarissime, e i ricordi della moglie e dei colleghi di una carriera lunga mezzo secolo, fra teatro, cinema, televisione e commedie musicali.

Nino Manfredi, un colonnello della commedia all'italiana

Nino Manfredi è stata una delle colonne della commedia all’italiana: la sua recitazione misurata, la comicità che alternava battute ad una “fisicità” maggiore rispetto agli altri attori della sua generazione, la grinta e le sue capacità autoriali, lo hanno visto interpretare ruoli sempre in bilico fra satira e dramma. Pochi come lui sono stati capaci a raccontare i pregi e difetti dell’uomo comune, a volte con una ribellione interna che, strozzata, sfociava in malinconia (C’eravamo tanto amati, Pane e cioccolata). Manfredi è stato il pover’uomo, il disilluso, lo sfortunato, quello che voleva capire perché in Italia le cose andavano in un certo modo. Le sue abilità trasformistiche sono state senza eguali, regalando al pubblico ruoli esilaranti, a volte disturbanti (Brutti, sporchi e cattivi) quanto virtuosistici (Questa volta parliamo di uomini, Vedo nudo), ma Nino Manfredi è stato forse l’unico dei grandi attori italiani a raccontare in modo autobiografico problemi di fede religiosa (Per grazia ricevuta), e aver interpretato ruoli storici per raccontare l’Italia in piena guerra civile (Nell’anno del Signore, In nome del Papa Re).


Nino Manfredi, una vita difficile votata all'arte

La sua bravura è cresciuta attraverso il dolore della vita, durante la quale ha sofferto per motivi di salute quando era un ragazzo, e, nella tradizione chapliniana, ne uscì consapevole di poter far ridere in ogni circostanza. Era un artista meticoloso, pignolo, da bravo figlio di contadini ha saputo gestire la sua carriera con intelligenza e senza sprechi: diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel dopoguerra, affrontò una gavetta lunga un decennio, fra ruoli cinematografici senza rilievo e una lunga frequentazione dei teatri stabili di Roma e Milano, poi l’ingresso nel varietà, il lancio nella televisione con Canzonissima, la consacrazione con Rugantino a teatro che lo portò fino a Broadway, lo sbarco nel cinema importante, fra pezzi grossi già avviati come Ugo Tognazzi e Alberto Sordi e per questo giunto tardi, ma in tempo per proporsi come una alternativa nella commedia all’italiana sempre meno ridanciana e più cupa.


Nino da ragazzo aveva una prospettiva di vita bassissima: fregò tutti...

Ha lavorato con grandi registi come Ettore Scola, Luigi Magni, Dino Risi, ma lui stesso si è diretto in tre film diversi, soprattutto il primo, un azzardato cortometraggio muto, omaggio ai suoi amati Chaplin e Keaton. In vecchiaia, mentre arrivavano nuovi comici più giovani, si è dichiarato deluso dal cinema italiano e si è rifugiato come sfida nella televisione e in teatro, con notevole successo, fino alla morte, avvenuta nel 2004. Quando era malato di tubercolosi gli era stata data una prospettiva di vita lunga al massimo cinque anni: Nino se n’è andato a 83, mettendosi sempre in gioco al servizio di pubblico che rispettava più di chiunque altro.

Autore: Carlo Amatetti 18 settembre 2025
Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
Una raccolta per celebrare una delle voci più corrosive dell’umorismo italiano.
Autore: Carlo Amatetti 18 luglio 2025
La cancellazione del programma di Stephen Colbert arriva mentre negli Stati Uniti cresce la pressione politica sui media: proprio adesso si spegne una delle voci più graffianti di dissenso e comicità.