Gigi Proietti, l'ultimo sberleffo
Andrea Ciaffaroni • 2 novembre 2020
L'ultimo re di Roma ci lascia a 80 anni dopo un improvviso aggravarsi delle sue condizioni.

2020 funesto e paradossale. L’ultimo sberleffo di Gigi Proietti è stato andarsene il giorno del suo compleanno, 2 novembre, in coincidenza con la ricorrenza dei morti. Neanche Eduardo De Filippo avrebbe fatto di meglio. Proietti se n’è andato a 80 anni, in gran parte passati sul palcoscenico, e ripercorrere la sua carriera sarebbe impossibile in un articolo che noi Sagome facciamo per salutare uno che di comicità se ne intendeva davvero.
Maestro assoluto dei tempi e della presenza scenica, il suo contributo allo spettacolo italiano non solo è stato enorme, ma è di lunghissima data, avendo iniziato come cantante nei night club e doppiatore mentre aspirava a diventare attore "serio" . Fra brevi particine nel cinema e in televisione (si segnala la sua partecipazione a una delle trasmissioni più originali prodotte dalla Rai in quei anni, Il circolo Pickwick
di Ugo Gregoretti), nel 1970 la svolta verso il teatro leggero, quando ha l’occasione di sostituire Domenico Modugno
nello spettacolo Alleluia brava gente
a fianco di un grande Renato Rascel, per la regia di Garinei e Giovannini, padri del musical italiano.
Per tutti gli anni ‘70 Proietti “balla da solo” a teatro, mentre al cinema ottiene poche ma incisive parti in film come La proprietà non è più un furto
(1973), di Elio Petri, La Tosca
(1973) di Luigi Magni, Meo Patacca
(1972), Le farò da padre
(1974), Casotto
(1977), ma soprattutto Febbre da cavallo
(1976), gioiello di Steno con Enrico Montesano e Mario Carotenuto a fianco di un Proietti “Mandrake”
ancora oggi rimasto nella memoria collettiva.
La svolta avviene nel 1976, con il primo teatro tenda di Roma
dove Proietti mette su uno spettacolo one-man-show dove omaggia Ettore Petrolini, A me gli occhi please, che ha un enorme successo e che lo stesso attore riporterà in scena fino al 2000, a dimostrazione che il suo talento trasformista era fuori dal comune.
Proietti si dedica soprattutto al teatro prendendo in gestione il teatro Brancaccio
nel 1978 dove fonderà un laboratorio teatrale importantissimo: molti dei volti comici noti al pubblico oggi sono usciti dalla “scuola” di Proietti.
La carriera di Gigi continua con il teatro e molta televisione dove sarà conduttore di programmi di successo, ma il boom in TV lo fa nel 1996 con Il Maresciallo Rocca, scommessa azzardata per un volto che secondo i dirigenti tv non “buca il video” e che ha invece un enorme successo di pubblico: stando agli ascolti Auditel di allora, Proietti ipnotizza qualcosa come sedici milioni di ascoltatori solo nella prima stagione. L’avvocato Porta, venuto dopo Rocca, ha un minor successo ma non scalfisce la sua popolarità.
Grazie ai fratelli Vanzina torna al cinema con alcuni film di successo, e ha una seconda giovinezza nel 2002 quando prende in gestione il Globe Theatre di Roma
riproponendo classici soprattutto di Shakespeare. Gli ultimi successi di Proietti sono noti, la fiction Una pallottola nel cuore
ma soprattutto il programma del 2017 Cavalli di battaglia, dove all'età di 77 anni ripropone, in compagnia di molti amici colleghi, tutti numeri più famosi del suo e loro repertorio, dimostrando che una televisione e un varietà di qualità sono ancora possibili.
L’ultimo ruolo è stato Mangiafuoco nel film Pinocchio
di Matteo Garrone, ma come protagonista ci pensò Alessandro Gassman a dargli la parte finale della sua carriera ne Il premio
(2017).
È stato anche cantante, scrittore e doppiatore (il primo Rocky, Aladdin, Lenny, Robert De Niro.. ne ha fatti tanti e con grande carisma e professionalità). Se dovessimo, poi, citare la sua passione per le barzellette
apriremmo un capitolo infinito.
Ecco, l’unica cosa veramente positiva quando un comico se ne va è quella di rivedere i suoi lavori e ridere ancora, magari con malinconia, ma probabilmente anche con maggior gusto. Ridiamo ancora, quindi, con Proietti, un protagonista unico della storia dello spettacolo italiano che da questa mattina ci ha lasciato improvvisamente, lasciandoci vuoti, tristi e senza il sorriso magico di Mandrake.
Roma ha perso l’ultimo Re.

Jimmy Kimmel , la voce corrosiva della late night americana, è stato sospeso indefinitamente dal suo show Jimmy Kimmel Live! da ABC . La causa? Una frase pronunciata in monologo in cui ha suggerito (!) che il movimento MAGA stia cercando di capitalizzare politicamente sulla morte di Charlie Kirk, l'attivista conservatore ucciso nei giorni scorsi. La sospensione arriva dopo che gruppi di stazioni affiliate ad ABC, guidati da Nexstar, hanno definito le sue parole “offensive e insensibili” e ne hanno chiesto la messa in onda bloccata. L’incidente è stato accompagnato da minacce regolamentari da parte di Brendan Carr, presidente dell'FCC (la commissione federale delle comunicazioni), che ha fatto capire che le licenze delle stazioni potrebbero essere a rischio se non si conformano a certi standard (o pressione politica percepita). Un tempo erano standard che almeno sulla carta erano stati pensati per garantire la più alta qualità dei programmi televisivi, oggi servono solo per accontentare l'Esecutivo a stelle e strisce. Non a caso, Trump ha festeggiato la decisione, definendola una “ottima notizia per l’America” su TruthSocial. Intanto, l’eco è forte: molti vedono questa sospensione non come un incidente isolato, ma come un nuovo fronte aperto nell’attacco alla libertà di satira. “Nixon fu un dilettante”: il salto qualitativo nel clima politico Quando Richard Nixon cadde nel 1974, lo fece per comportamenti che oggi, messi a confronto con quelli di Trump, sembrano quasi piccoli inciampi. Watergate fu un complotto reale, tentativo di insabbiamento, uso indebito dei poteri investigativi federali, ostruzione del Congresso, rifiuto di cooperare con richieste legittime di documenti. Un solo grande scandalo, con prove materiali e registrazioni audio, sufficienti per spingere il presidente verso le dimissioni. Con Trump, la quantità e la varietà delle controversie sono assai più ampie: tentativi di ribaltamento elettorale, gestione negligente (o peggio) di documenti top secret, scontri giudiziari su vari fronti, insulti e provocazioni continue. E adesso, questo: silenziare i comici scomodi. Non è più solo insabbiamento o bugie, è prevenire la satira stessa , far capire che chi fa ridere troppo... "forte" può essere punito. Chiudere le bocche: la satira come minaccia Con la precedente cancellazione del programma di Stephen Colbert, e ora di quello di Kimmel, emerge un disegno che va oltre il mero disaccordo politico: è un invito implicito al terrore. “Fai battute, ma attento, la prossima volta potresti non avere più il palco”. Trump — come Berlusconi prima in Italia — pare aver individuato nei comici non solo critici ma potenziali pericoli da neutralizzare. La preoccupazione è che negli USA - un tempo il regno della libertà di espressione e di satira - si vada verso una desertificazione come quella registratasi in Italia dopo l'editto bulgaro di Silvio Berluscon. Da quel momento il mainstream si fece più prudente, i comici adottarono direttamente l'autocensura e oggi la satira in TV è virtualmente scomparsa. Qui, oggi, assistiamo a qualcosa di simile: un attacco sistematico ai grandi talk show satirici, uno dopo l’altro, che manda un messaggio chiaro: “vedete di non rompere troppo”. Stephen Colbert era già stato messo sotto pressione: il suo programma è stato infine chiuso dopo le sue continue critiche a Trump. Non un errore isolato, ma un destino annunciato per chi esagera nella satira politica. Con Jimmy Kimmel , il caso è forse ancora più emblematico: gli si contesta la reazione alacre a un fatto tragico (l’assassinio di Kirk), ma il punto vero è che si è rotto un tabù: negli USA si è totalmente sdoganata la possibilità di zittire una voce satirica perché scomoda. Berlusconi lavorava sornione sotto traccia, Trump rivendica le sue epurazioni . Non è una differenza di poco conto. Donald Trump è il tipo che pippa in mezzo al soggiorno durante una festa; tutti hanno la decenza di farlo in bagno ma lui no. Sarah Silverman

