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Addio a Costanzo, scopritore di comici

Andrea Ciaffaroni • feb 24, 2023

Maurizio Costanzo è morto nella clinica romana Paideia, dove era ricoverato da una settimana. Il conduttore, giornalista, uomo di spettacolo, nella sua lunga e versatile carriera è stato anche un grande appassionato del nostro mondo, la comicità. I comici li ha intervistati, accuditi, scoperti, lanciati. In sintesi, li ha amati, ampiamente corrisposto.

Una notizia che ci ha sinceramente colpito nel cuore: il giornalista e autore televisivo Maurizio Costanzo è scomparso oggi, all’età di 84 anni. È casuale ma allo stesso tempo singolare, far notare che se ne sia andato – o comunque è giunta la notizia – oggi 24 febbraio, un giorno particolare che coincide con il ventennale dalla scomparsa di Alberto Sordi. Perché Costanzo, grande appassionato di comicità, era il fan numero uno di Alberto. Ma non solo, nel mondo della commedia ha avuto un ruolo fondamentale come talent scout, apripista e divulgatore di molti comici che sono passati nei suoi programmi televisivi. Oggi molti di loro sono in debito con lui, altri dovrebbero fargli un monumento a futura memoria, perché la storia di Costanzo si è spesso incrociata con i grandi comici.


Da Totò ai cabaret aperti a Roma

Sapevate che Costanzo fu uno dei pochi a intervistare Totò? Accadde due volte, la prima per “Tv Sorrisi e Canzoni”, nel 1959, e per “Grazia”, nel 1963: sono due occasioni irripetibili per il ventenne Maurizio, non solo per la statura del gigantesco clown che ebbe di fronte, ma per i momenti di malinconia e commozione che Totò gli regalò, nel periodo buio della parziale cecità che lo aveva colpito e dal riposo forzato che lo aveva allontanato dalle cineprese per quasi due anni.


Un altro commediante che incontrò, stavolta da totale sconosciuto, fu il genovese Paolo Villaggio: Costanzo lo vide recitare a Genova, e lo invitò a raggiungerlo a Roma per esibirsi nel locale cabaret che il giornalista aveva aperto da poco, il “Setteperotto”, dopo che il precedente “Cab 37”, luogo di debutto di Pippo Franco e Lino Banfi, era passato ad altra gestione.


Una scoperta e una lunga amicizia: Paolo Villaggio

Fu così che nel 1967 segnò il debutto totale e il primo vero successo di Paolo Villaggio nel mondo del cabaret, così “clamoroso” da ricevere un invito a lavorare nel primo programma domenicale della RAI: Villaggio accettò ma a una condizione, volle Costanzo come suo autore. “Quelli della domenica” debuttò nel gennaio del 1968 portandosi a casa lo shock del pubblico di fronte ad un Villaggio aggressivo, e due giovanotti milanesi che cantavano quanto fosse poco intelligente la gallina, di nome Cochi e Renato. Costanzo ci vide lungo: Villaggio alla fine otterrà il consenso del pubblico e diventerà uno degli attori italiani più amati della storia, mentre il loro rapporto di lavoro e di amicizia durerà per tutta la vita: oltre come co-autore di “Fracchia” alla televisione (1975), Costanzo ebbe Villaggio come primo ospite del suo talkshow “Bontà loro”, nel 1976, e del suo programma più celebre, “Il Maurizio Costanzo Show”, nel 1982. Nel 1991 e nel 1992, inoltre, Costanzo gli dedicò due puntate celebrative, assolutamente da antologia, con loro due sul palcoscenico a raccontare (e ridersi addosso) di tante avventure passate assieme. Probabilmente Costanzo è stato l’unico a mostrare il “vero” Villaggio, di solito nascosto dietro una maschera cinica, quando gli chiese un ricordo di suo padre facendolo commuovere fino alle lacrime.


Il Maurizio Costanzo Show

Il “Costanzo Show”, certo, è bene ricordarlo: dal 1982 al 2004, il giornalista provinò, annusò, invitò molti nomi sconosciuti ma che avevano quel “quid” che lo spinse a trascinarli sul palco del Parioli di Roma. La lista dei debuttanti è impressionante: da Enzo Iacchetti, un cameriere di Luino che si presentò con le sue canzoni “bonsai”, a Giobbe Covatta, lettore di un Vangelo secondo il suo punto di vista, le battute surreali di Alessandro Bergonzoni, passando dal timido ma salace Daniele Luttazzi, fino a Dario Vergassola, David Riondino, Gianni Fantoni, Gioele Dix, gli amici Lello Arena, Roberto Benigni, la “Premiata Ditta” al completo (con Pino Insegno che diverrà suo collaboratore in “Buona domenica”, altra avventura storica di Costanzo che vantò fra gli altri comici Massimo Lopez, Claudio Lippi – non proprio un “comico”, ma inserito come elemento buffo – Luca Laurenti e così via), ma anche ospiti pazzeschi come Robin Williams, e i giganti della commedia, come l’amato Alberto Sordi, seguito da Vittorio Gassman, Monica Vitti e Nino Manfredi.


Il Parioli, trampolino di lancio di comici

Il palco del Parioli fu il primo soprattutto per quelli che sbarcavano il lunario nel locale “Zelig” e trovarono in Costanzo la figura fondamentale per il loro trampolino di lancio. Su tutti, ci viene in mente Iacchetti, che dopo alcune puntate fu notato da Antonio Ricci e decise che avrebbe spalleggiato Ezio Greggio a “Striscia la notizia”: sono passati trent’anni, e sono ancora lì.

Probabilmente uno degli episodi che meglio raccontano il rapporto di Costanzo con la comicità è stato il matrimonio con rito civile di Covatta, da lui celebrato e con Iacchetti testimone: andò esattamente come state pensando, fu una vera impresa per Costanzo andare avanti con la cerimonia perché continuamente interrotto dai due comici.


Costanzo, Cochi e Renato e... le Sagome di Sagoma

Noi di Sagoma lo avevamo contattato più volte per avere una sua testimonianza di questo suo rapporto: per esempio, Costanzo è stato co-autore di un curioso sceneggiato dal titolo “Riuscirà il cav. papà Ubu?”, regia di Vito Molinari e Beppe Recchia (1971), con Renzo Palmer spalleggiati da Pippo Franco, e Cochi & Renato. Troppo sofisticato, secondo Costanzo, per piacere al pubblico dell’epoca, e reazionario, per le sue idee anarchiche, ma che aveva un punto di forza proprio in questo inedito trio di giovani leve della comicità. Con la coppia, successivamente, Costanzo co-firmò anche un programma radiofonico, “Due brave persone” (1975), e li inviterà a Roma dopo vent’anni a far parte del cartellone del Teatro Brancaccio nel 2008, con un loro spettacolo. Impossibile quindi non intervistarlo per il libro “Cochi e Renato, la biografia intelligente”, firmato con Sandro Paté.


Altra felice intuizione, come recentemente raccontato nel libro “La serietà del comico”, è stata quella di riportare a teatro, al di fuori dei personaggi televisivi, l’attore Leo Gullotta, in due commedie nel 1990 e nel 1991, “Vaudeville” e “Il signor Popkin”. Il luogo è sempre quello del “Parioli” di Roma, di cui Costanzo è stato direttore artistico dal 1988 al 2011 e che fa parte, come tutto quello che abbiamo ricordato oggi, parzialmente, di corsa, e con la commozione nel cuore, del tributo immenso all’arte italiana che ha dato per tutta la vita. Sipario.



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